Il podcast di DiWineTaste, alla scoperta dell'affascinante mondo del vino, della degustazione sensoriale, delle uve, la storia e i territori che rendono unica la bevanda di Bacco. Condotto da Antonello Biancalana.
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Franco Giletta "La liturgia del segno"
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Franco Giletta
"La liturgia del segno"
Ascendenze, risonanze e visioni atemporali
Mostra personale di Franco Giletta fino al 15 gennaio 2025, a cura di Anna Cavallera
Pinacoteca Civica Levis Sismonda Racconigi (Cuneo)
Curata da Anna Cavallera, direttrice artistica della Pinacoteca civica Levis Sismonda di Racconigi, l’esposizione intende ripercorrere la lunga carriera espressiva di Franco Giletta, dalla quale emerge il suo indiscusso talento segnico e compositivo, attraverso una selezione di una quarantina di opere grafiche e pittoriche – dagli schizzi alle litografie, dai disegni alle opere pittoriche di grandi dimensioni -, realizzate dall’artista in circa quarant’anni di fervida attività, iniziata nel 1984, data del suo primo premio, conseguito in occasione di un concorso di pittura a Costigliole Saluzzo.
"Il segno di Franco Giletta non è che una traccia solenne e rituale di un più ampio disegno, quel Disegno di Dio salvifico in cui l’artista, uomo di fede, crede. Limite del mondo, segno finito di una distanza finita, lontananza irraggiungibile di un avvenire e di orizzonti inesauribili, ponte di un cammino spirituale. La sua pittura, pur avvalendosi della tradizione, che scandaglia sia nei temi che nei soggetti ed in talune impostazioni compositive, concede slanci creativi inediti. Seppur figurativo, Giletta cerca ambiziosamente di trascendere il dato reale per trovare nuovi significati semantici che risuonano in altre dimensioni senza spazio e senza tempo. L’artista dischiude sulla tela vere e proprie visioni mentali il cui silenzio risuona nel regno dell’incomunicabilità, universi che conducono l’osservatore a smarrirsi, a ricercare certezze perdute. I suoi soggetti non sono che presenze, talentuosamente disegnate. Figure mute e insondabili, comparse anonime svuotate dell’elemento soggettivo che l’artista lascia emergere dall’inconscio per porre l’uomo di fronte all’irrilevanza dell’agitarsi terreno. La sua è una pittura compostamente controllata, della lontananza e dell’assolutezza del distacco: non dà risposte e la sua potenza risiede nella capacità di disorientare l’osservatore, portandolo a confrontarsi con irraggiungibili icone mentali, classiche e talmente perfette da apparire, ad un primo sguardo, artificiose. Volutamente private dell’elemento soggettivo, Giletta ha tolto loro fragilità e imperfezioni, particolari e irregolarità, reprimendo qualsivoglia dato naturalistico e spontaneo. Tutto è sospeso, i contorni del noto e dell’ignoto si fondono, così come la rappresentazione della vita e della morte, che spaventa perché irrintracciabile."
Dal testo critico di Anna Cavallera
Orari mostra:
Sabato e domenica ore 15,30 – 18,30
Visite guidate su prenotazione.
Ufficio turistico di Racconigi - visitracconigi@gmail.com - 392/0811406
Pinacoteca civica Levis Sismonda - www.pinacotecalevisismonda.it
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
www.ilpostodelleparole.it
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"Il segno di Franco Giletta non è che una traccia solenne e rituale di un più ampio disegno, quel Disegno di Dio salvifico in cui l’artista, uomo di fede, crede. Limite del mondo, segno finito di una distanza finita, lontananza irraggiungibile di un avvenire e di orizzonti inesauribili, ponte di un cammino spirituale. La sua pittura, pur avvalendosi della tradizione, che scandaglia sia nei temi che nei soggetti ed in talune impostazioni compositive, concede slanci creativi inediti. Seppur figurativo, Giletta cerca ambiziosamente di trascendere il dato reale per trovare nuovi significati semantici che risuonano in altre dimensioni senza spazio e senza tempo. L’artista dischiude sulla tela vere e proprie visioni mentali il cui silenzio risuona nel regno dell’incomunicabilità, universi che conducono l’osservatore a smarrirsi, a ricercare certezze perdute. I suoi soggetti non sono che presenze, talentuosamente disegnate. Figure mute e insondabili, comparse anonime svuotate dell’elemento soggettivo che l’artista lascia emergere dall’inconscio per porre l’uomo di fronte all’irrilevanza dell’agitarsi terreno. La sua è una pittura compostamente controllata, della lontananza e dell’assolutezza del distacco: non dà risposte e la sua potenza risiede nella capacità di disorientare l’osservatore, portandolo a confrontarsi con irraggiungibili icone mentali, classiche e talmente perfette da apparire, ad un primo sguardo, artificiose. Volutamente private dell’elemento soggettivo, Giletta ha tolto loro fragilità e imperfezioni, particolari e irregolarità, reprimendo qualsivoglia dato naturalistico e spontaneo. Tutto è sospeso, i contorni del noto e dell’ignoto si fondono, così come la rappresentazione della vita e della morte, che spaventa perché irrintracciabile."
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"Il segno di Franco Giletta non è che una traccia solenne e rituale di un più ampio disegno, quel Disegno di Dio salvifico in cui l’artista, uomo di fede, crede. Limite del mondo, segno finito di una distanza finita, lontananza irraggiungibile di un avvenire e di orizzonti inesauribili, ponte di un cammino spirituale. La sua pittura, pur avvalendosi della tradizione, che scandaglia sia nei temi che nei soggetti ed in talune impostazioni compositive, concede slanci creativi inediti. Seppur figurativo, Giletta cerca ambiziosamente di trascendere il dato reale per trovare nuovi significati semantici che risuonano in altre dimensioni senza spazio e senza tempo. L’artista dischiude sulla tela vere e proprie visioni mentali il cui silenzio risuona nel regno dell’incomunicabilità, universi che conducono l’osservatore a smarrirsi, a ricercare certezze perdute. I suoi soggetti non sono che presenze, talentuosamente disegnate. Figure mute e insondabili, comparse anonime svuotate dell’elemento soggettivo che l’artista lascia emergere dall’inconscio per porre l’uomo di fronte all’irrilevanza dell’agitarsi terreno. La sua è una pittura compostamente controllata, della lontananza e dell’assolutezza del distacco: non dà risposte e la sua potenza risiede nella capacità di disorientare l’osservatore, portandolo a confrontarsi con irraggiungibili icone mentali, classiche e talmente perfette da apparire, ad un primo sguardo, artificiose. Volutamente private dell’elemento soggettivo, Giletta ha tolto loro fragilità e imperfezioni, particolari e irregolarità, reprimendo qualsivoglia dato naturalistico e spontaneo. Tutto è sospeso, i contorni del noto e dell’ignoto si fondono, così come la rappresentazione della vita e della morte, che spaventa perché irrintracciabile."
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