Tutto quello che è accaduto in Italia e nel mondo ed è utile sapere. Effetto giorno è la trasmissione quotidiana che getta lo sguardo oltre le notizie, con analisi e commenti per capire ed approfondire l'attualità attraverso ospiti in diretta e interviste: politica, economia, attualità internazionale e cronaca italiana. Tutti i giorni ospita "Il Punto" del vicedirettore del Sole24Ore Alberto Orioli, le anticipazioni del pomeriggio sportivo con Carlo Genta.
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DopoGP F1 2022, Francia LECLERC a MURO. Vince Verstappen. Mondiale finito
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La Ferrari può davvero lottare per il mondiale nel 2022? È questa la domanda che risuonava ai tempi delle prime trionfali uscite di una F1-75 nata sotto una buona stella, a differenza delle monoposto che l’avevano immediatamente preceduta. Il mosaico per conquistare un’iride, però, è molto più complesso della sola performance della vettura. E il caso della Rossa lo esemplifica alla perfezione.
Per imporsi su una concorrenza agguerrita – e preparatissima per una lotta mondiale, peraltro – come la Red Bull è necessario molto altro. Serve essere impeccabili dal punto di vista strategico, senza aver paura di osare quando necessario, né tantomeno di rimanere sui binari della ragione nel caso in cui eventi esterni spariglino le carte in tavola. Bisogna avere una visione chiara dell’assetto della scuderia, senza avere paura di scontentare qualcuno per il bene comune e lasciando che eventuali discussioni avvengano a porte chiuse. Fronti, questi, su cui la Rossa nel 2022 non è stata impeccabile.
Ma è necessaria anche l’affidabilità. I tecnici preferiscono avere una vettura prestazionale, ma fraglie, che lenta ed efficiente. D’altronde, è più semplice aggiustare la prima della seconda, intervenendo in corsa durante il campionato. Sbilanciare il delicato equilibrio tra performance e affidabilità, però, è un rischio che non sempre porta i suoi frutti. La Ferrari non poteva fare altrimenti, nel 2022. Il congelamento dei motori comportava un’inevitabile audacia per non rimanere relegati in posizioni da comprimario nei prossimi anni. I punti persi nella prima parte della stagione per la mancata tenuta della F1-75, però, sono troppi.
Ultimo fattore, ma non meno importante, è la perfezione dei piloti. Nell’economia di una stagione, un errore da penna blu come quello di Leclerc in Francia è accettabile. Ma diventa devastante nel caso in cui il contesto non lasci spazio a sbavature di queste proporzioni. Se la F1-75 fosse stata affidabile quanto performante, e il team sempre preciso nelle scelte, Leclerc avrebbe potuto permettersi un errore del genere senza dover prorompere in un urlo che ben rappresentava la sua rabbia nei propri confronti. Ma la realtà è ben diversa.
Dopo una domenica in cui si è nuovamente raccolto molto meno di quanto sia stato seminato, è difficile vedere il lato positivo della situazione per i tifosi della Ferrari, piegati da anni di delusioni devastanti. Per trovarlo, vale la pena riavvolgere il nastro alla fine dello scorso anno. Dopo un terzo posto nel mondiale costruttori non degno del proprio blasone, ma nettamente migliore rispetto al nadir del 2020, la Ferrari poteva sperare di rivelarsi l’outsider nel 2022 solo a patto di superare di slancio le aspettative. E così è stato. Ciò che la Ferrari ha colto nella prima parte di campionato lascia l’amaro in bocca, ma è sintomo di una grande crescita.
La cattiva notizia è che la Ferrari è ancora troppo acerba per poter lottare per il mondiale. La buona, però, è che ha tutte le carte in regola – e le risorse – per imparare dai propri errori e costruire qualcosa di grande nel breve termine. Dopo tre lustri di digiuno di vittorie, esortare i tifosi della Rossa a pazientare ancora può sembrare una richiesta fuori luogo. Ma la verità è che la Ferrari deve solo lavorare di fino per tornare ad essere una superpotenza della F1. Basta avere il coraggio di cambiare alcune cose. E l’umiltà di imparare dai propri errori.
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Per imporsi su una concorrenza agguerrita – e preparatissima per una lotta mondiale, peraltro – come la Red Bull è necessario molto altro. Serve essere impeccabili dal punto di vista strategico, senza aver paura di osare quando necessario, né tantomeno di rimanere sui binari della ragione nel caso in cui eventi esterni spariglino le carte in tavola. Bisogna avere una visione chiara dell’assetto della scuderia, senza avere paura di scontentare qualcuno per il bene comune e lasciando che eventuali discussioni avvengano a porte chiuse. Fronti, questi, su cui la Rossa nel 2022 non è stata impeccabile.
Ma è necessaria anche l’affidabilità. I tecnici preferiscono avere una vettura prestazionale, ma fraglie, che lenta ed efficiente. D’altronde, è più semplice aggiustare la prima della seconda, intervenendo in corsa durante il campionato. Sbilanciare il delicato equilibrio tra performance e affidabilità, però, è un rischio che non sempre porta i suoi frutti. La Ferrari non poteva fare altrimenti, nel 2022. Il congelamento dei motori comportava un’inevitabile audacia per non rimanere relegati in posizioni da comprimario nei prossimi anni. I punti persi nella prima parte della stagione per la mancata tenuta della F1-75, però, sono troppi.
Ultimo fattore, ma non meno importante, è la perfezione dei piloti. Nell’economia di una stagione, un errore da penna blu come quello di Leclerc in Francia è accettabile. Ma diventa devastante nel caso in cui il contesto non lasci spazio a sbavature di queste proporzioni. Se la F1-75 fosse stata affidabile quanto performante, e il team sempre preciso nelle scelte, Leclerc avrebbe potuto permettersi un errore del genere senza dover prorompere in un urlo che ben rappresentava la sua rabbia nei propri confronti. Ma la realtà è ben diversa.
Dopo una domenica in cui si è nuovamente raccolto molto meno di quanto sia stato seminato, è difficile vedere il lato positivo della situazione per i tifosi della Ferrari, piegati da anni di delusioni devastanti. Per trovarlo, vale la pena riavvolgere il nastro alla fine dello scorso anno. Dopo un terzo posto nel mondiale costruttori non degno del proprio blasone, ma nettamente migliore rispetto al nadir del 2020, la Ferrari poteva sperare di rivelarsi l’outsider nel 2022 solo a patto di superare di slancio le aspettative. E così è stato. Ciò che la Ferrari ha colto nella prima parte di campionato lascia l’amaro in bocca, ma è sintomo di una grande crescita.
La cattiva notizia è che la Ferrari è ancora troppo acerba per poter lottare per il mondiale. La buona, però, è che ha tutte le carte in regola – e le risorse – per imparare dai propri errori e costruire qualcosa di grande nel breve termine. Dopo tre lustri di digiuno di vittorie, esortare i tifosi della Rossa a pazientare ancora può sembrare una richiesta fuori luogo. Ma la verità è che la Ferrari deve solo lavorare di fino per tornare ad essere una superpotenza della F1. Basta avere il coraggio di cambiare alcune cose. E l’umiltà di imparare dai propri errori.
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Per imporsi su una concorrenza agguerrita – e preparatissima per una lotta mondiale, peraltro – come la Red Bull è necessario molto altro. Serve essere impeccabili dal punto di vista strategico, senza aver paura di osare quando necessario, né tantomeno di rimanere sui binari della ragione nel caso in cui eventi esterni spariglino le carte in tavola. Bisogna avere una visione chiara dell’assetto della scuderia, senza avere paura di scontentare qualcuno per il bene comune e lasciando che eventuali discussioni avvengano a porte chiuse. Fronti, questi, su cui la Rossa nel 2022 non è stata impeccabile.
Ma è necessaria anche l’affidabilità. I tecnici preferiscono avere una vettura prestazionale, ma fraglie, che lenta ed efficiente. D’altronde, è più semplice aggiustare la prima della seconda, intervenendo in corsa durante il campionato. Sbilanciare il delicato equilibrio tra performance e affidabilità, però, è un rischio che non sempre porta i suoi frutti. La Ferrari non poteva fare altrimenti, nel 2022. Il congelamento dei motori comportava un’inevitabile audacia per non rimanere relegati in posizioni da comprimario nei prossimi anni. I punti persi nella prima parte della stagione per la mancata tenuta della F1-75, però, sono troppi.
Ultimo fattore, ma non meno importante, è la perfezione dei piloti. Nell’economia di una stagione, un errore da penna blu come quello di Leclerc in Francia è accettabile. Ma diventa devastante nel caso in cui il contesto non lasci spazio a sbavature di queste proporzioni. Se la F1-75 fosse stata affidabile quanto performante, e il team sempre preciso nelle scelte, Leclerc avrebbe potuto permettersi un errore del genere senza dover prorompere in un urlo che ben rappresentava la sua rabbia nei propri confronti. Ma la realtà è ben diversa.
Dopo una domenica in cui si è nuovamente raccolto molto meno di quanto sia stato seminato, è difficile vedere il lato positivo della situazione per i tifosi della Ferrari, piegati da anni di delusioni devastanti. Per trovarlo, vale la pena riavvolgere il nastro alla fine dello scorso anno. Dopo un terzo posto nel mondiale costruttori non degno del proprio blasone, ma nettamente migliore rispetto al nadir del 2020, la Ferrari poteva sperare di rivelarsi l’outsider nel 2022 solo a patto di superare di slancio le aspettative. E così è stato. Ciò che la Ferrari ha colto nella prima parte di campionato lascia l’amaro in bocca, ma è sintomo di una grande crescita.
La cattiva notizia è che la Ferrari è ancora troppo acerba per poter lottare per il mondiale. La buona, però, è che ha tutte le carte in regola – e le risorse – per imparare dai propri errori e costruire qualcosa di grande nel breve termine. Dopo tre lustri di digiuno di vittorie, esortare i tifosi della Rossa a pazientare ancora può sembrare una richiesta fuori luogo. Ma la verità è che la Ferrari deve solo lavorare di fino per tornare ad essere una superpotenza della F1. Basta avere il coraggio di cambiare alcune cose. E l’umiltà di imparare dai propri errori.
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Per imporsi su una concorrenza agguerrita – e preparatissima per una lotta mondiale, peraltro – come la Red Bull è necessario molto altro. Serve essere impeccabili dal punto di vista strategico, senza aver paura di osare quando necessario, né tantomeno di rimanere sui binari della ragione nel caso in cui eventi esterni spariglino le carte in tavola. Bisogna avere una visione chiara dell’assetto della scuderia, senza avere paura di scontentare qualcuno per il bene comune e lasciando che eventuali discussioni avvengano a porte chiuse. Fronti, questi, su cui la Rossa nel 2022 non è stata impeccabile.
Ma è necessaria anche l’affidabilità. I tecnici preferiscono avere una vettura prestazionale, ma fraglie, che lenta ed efficiente. D’altronde, è più semplice aggiustare la prima della seconda, intervenendo in corsa durante il campionato. Sbilanciare il delicato equilibrio tra performance e affidabilità, però, è un rischio che non sempre porta i suoi frutti. La Ferrari non poteva fare altrimenti, nel 2022. Il congelamento dei motori comportava un’inevitabile audacia per non rimanere relegati in posizioni da comprimario nei prossimi anni. I punti persi nella prima parte della stagione per la mancata tenuta della F1-75, però, sono troppi.
Ultimo fattore, ma non meno importante, è la perfezione dei piloti. Nell’economia di una stagione, un errore da penna blu come quello di Leclerc in Francia è accettabile. Ma diventa devastante nel caso in cui il contesto non lasci spazio a sbavature di queste proporzioni. Se la F1-75 fosse stata affidabile quanto performante, e il team sempre preciso nelle scelte, Leclerc avrebbe potuto permettersi un errore del genere senza dover prorompere in un urlo che ben rappresentava la sua rabbia nei propri confronti. Ma la realtà è ben diversa.
Dopo una domenica in cui si è nuovamente raccolto molto meno di quanto sia stato seminato, è difficile vedere il lato positivo della situazione per i tifosi della Ferrari, piegati da anni di delusioni devastanti. Per trovarlo, vale la pena riavvolgere il nastro alla fine dello scorso anno. Dopo un terzo posto nel mondiale costruttori non degno del proprio blasone, ma nettamente migliore rispetto al nadir del 2020, la Ferrari poteva sperare di rivelarsi l’outsider nel 2022 solo a patto di superare di slancio le aspettative. E così è stato. Ciò che la Ferrari ha colto nella prima parte di campionato lascia l’amaro in bocca, ma è sintomo di una grande crescita.
La cattiva notizia è che la Ferrari è ancora troppo acerba per poter lottare per il mondiale. La buona, però, è che ha tutte le carte in regola – e le risorse – per imparare dai propri errori e costruire qualcosa di grande nel breve termine. Dopo tre lustri di digiuno di vittorie, esortare i tifosi della Rossa a pazientare ancora può sembrare una richiesta fuori luogo. Ma la verità è che la Ferrari deve solo lavorare di fino per tornare ad essere una superpotenza della F1. Basta avere il coraggio di cambiare alcune cose. E l’umiltà di imparare dai propri errori.
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